Onorevoli Colleghi! - La nuova legge elettorale per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica è stata approvata (meglio sarebbe dire «imposta») unilateralmente dall'allora maggioranza di centro-destra negli ultimi mesi della XIV legislatura.
      Sia pure a partire da punti di vista diversi, tutte le forze politiche dell'Unione di centro-sinistra l'hanno aspramente criticata e si sono unanimemente opposte alla sua approvazione, avvenuta anche attraverso evidenti forzature regolamentari nel procedimento legislativo.
      D'altra parte, persino l'ex Ministro per le riforme istituzionali, senatore Roberto Calderoli, che era stato l'interlocutore istituzionale per il Governo nel corso dell'esame parlamentare, ebbe poi modo di definire pubblicamente la nuova legge elettorale (con una espressione non condivisibile nello stile, ma efficace) «una porcata», e, successivamente, sulla base dell'esito elettorale, «una porcata riuscita male». Anche altri esponenti della «Casa delle libertà» hanno avuto modo, sia pure con un diverso linguaggio, di manifestare forti riserve sulla nuova legge elettorale, che pure avevano contribuito ad approvare.
      Poiché, salvo che per aspetti marginali (come la pluralità delle candidature), la nuova legge elettorale risulta difficilmente modificabile e migliorabile, la presente proposta di legge mira, semplicemente e drasticamente alla sua totale abrogazione, in modo da far rivivere nell'ordinamento il precedente sistema elettorale, introdotto nel 1993 a seguito del referendum popolare del 18 aprile.
      Una volta sgombrato il campo dagli effetti perversi del «colpo di mano» istituzionale con cui era stata introdotta unilateralmente

 

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la nuova legge elettorale, che si propone appunto di abrogare sic et simpliciter, il Parlamento potrà affrontare più facilmente ed efficacemente il compito di eventuali e opportune correzioni del sistema elettorale previgente, che, a seguito dell'approvazione della presente proposta di legge sarà stato richiamato in vita. E questo potrà avvenire non sulla base di nuove forzature unilaterali, ma attraverso un ampio confronto parlamentare e auspicabili ampie convergenze, che coinvolgano sia l'attuale maggioranza sia l'attuale opposizione.
 

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